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MARTEDÌ 3 Marzo
2009
Vangelo secondo Matteo (6,7-15) |
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Ascolta
Pregando non sprecate
parole come i pagani; essi credono di venir
ascoltati a forza di parole. Non siate dunque
come loro, perché il Padre vostro sa di quali
cose abbiate bisogno, prima ancora che gliele
chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il
tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in
cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane
quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come
anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal
male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro
colpe, il Padre vostro che è nei cieli
perdonerà anche a voi; ma se non perdonerete
agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le
vostre colpe.
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Il mese di Febbraio è stato
interamente curato da: Chiara Sani |
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Medita
È utile riprendere alcune indicazioni
che precedono questo brano. Secondo i farisei, un
giusto doveva distinguersi nell'elemosina, nella
preghiera e nel digiuno; Gesù conferma. Ma
precisa: i suoi non solo dovranno fare
l'elemosina, pregare e digiunare, ma nel farlo
dovranno essere guidati dal desiderio di piacere
a Dio e non da quello di trarne lode dal
prossimo. Per quanto riguarda la preghiera
dovranno evitare l'ostentazione (è evidente una
qualche analogia con la parabola del fariseo al
tempio narrata da Luca (18,9 ss)). Cercare la
lode degli uomini mostra che non si attende la
ricompensa da parte del Padre. Una vera preghiera
deve metterci in verità dinanzi a Lui, anche
quando fossimo in mezzo alla folla; deve farci
stare in atteggiamento filiale soprattutto con il
cuore. E' lì che si deve dire: "Padre
nostro" nella gioia e nella confidenza di
essere figli.
La preghiera per eccellenza sboccia
improvvisamente dopo un'introduzione che
prescrive la sobrietà, in contrasto con il
vaniloquio dei pagani che "credono di venir
ascoltati a forza di parole" perché non
conoscono il Padre e non sanno che egli "sa
di quali cose avete bisogno prima ancora che
gliele chiediate". Seguono poi due versetti
sul perdono fraterno, fondato sul cuore del
Padre, possibile e vero solo se genera un
atteggiamento conseguente alla conoscenza del
Padre e della sua misericordia. Solo quelli che
hanno capito cosa voglia dire essere figli
possono pregare autenticamente, possono far
crescere nel cuore il suo nome, il suo regno, la
sua volontà.
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Per
Riflettere |
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La preghiera comunitaria presuppone e crea la
comunità dei figli. Nasce nel cuore di ciascuno,
"nel segreto", e diventa linguaggio
comune. L'eccesso di parole, in cui cadiamo a
volte nella preghiera personale e in quella
comunitaria, sembra voler mascherare
l'incapacità di " parlare al Padre come
figli", e conduce all'illusione di dovergli
strappare quanto le nostre forze non riescono a
generare.
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