Ascolta In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Medita Con il brano di oggi termina la lettura del capitolo 11 del vangelo di Matteo. Anche questa pericope è molto breve eppure, come altre, densa di insegnamenti: il Maestro desidera trasmettere ai discepoli e a tutti noi la necessità di acquisire uno stile improntato alla mitezza e all'umiltà. L'esatto contrario del nostro vivere quotidiano spesso frenetico ed impulsivo, dove cerchiamo di emergere e di farci notare. Magari a scapito degli altri. Accettiamo e subiamo una mentalità che fugge i tratti portati dal Salvatore perché rivelatori, agli occhi degli altri, di debolezza, di incapacità, di limitatezza. Ma non agli occhi di Dio! Del resto, chi di noi non ha attraversato periodi di stanchezza oppure di insoddisfazione nella nostra vita? Quante volte ci sentiamo oppressi negli ambienti in cui viviamo quotidianamente? Si tratta di una condizione sperimentata sia dagli apostoli che dalle folle che seguivano il Nazareno; sia dai pastori come dai fedeli di oggi. Qualunque sia la risposta alla vocazione di Dio e di fronte a proposte assai diverse che la società ci offre, il giogo del Risorto ha un peso assai diverso rispetto ai pesi che dobbiamo portare. Ci viene richiesta la fatica di servire, anziché imporci sugli altri per essere servito; riceviamo l'invito di far parte di una comunità, senza, tuttavia, cercarne in essa gli spazi dove primeggiare; siamo chiamati a portare un contributo nella consapevolezza di non vedere l'esito finale di tanti sforzi e rinunce e, proprio per questo, accettare di lavorare senza la pretesa di vedere realizzati i nostri sforzi. A chi spetta di seminare e a chi quello di raccogliere. Servire, dunque, nell'ottica del Regno deve essere dolce come chi lo fa nei confronti delle persone care. Si tratta di un peso leggero perché tutti possiamo portarlo a condizione che rinunciamo alle nostre arroganze e alle nostre pretese di superiorità Per Riflettere Il mio essere Chiesa è condizionato dall'idea che ho di me stesso e della chiamata di Dio. Gesù ha servito e non voleva essere servito: Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato (1Gv 2, 5-6).
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