Ascolta Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Medita La liturgia oggi ricorda la Festa di san Tommaso apostolo: viene sospesa la lettura del vangelo di Matteo per proporci il testo famosissimo tratto dall'autore del quarto vangelo. Alla resurrezione di Gesù seguono le apparizioni: un segno davvero stra-ordinario che però non tutti possono testimoniare, ma che tutti sono chiamati ad accettare. Il tema della fede ci pone nuovamente di fronte alla nostra insufficienza che prende un nome, quello di Tommaso, chiamato Dìdimo, che significa gemello: in lui ci riconosciamo davvero fratelli perché condividiamo slanci (Andiamo a morire con lui!) e perplessità come emergono nella pericope di oggi. Tommaso è a conoscenza degli incredibili (appunto, non credibili) eventi che si susseguono: una donna (!) è la prima testimone della resurrezione; pochi fra il gruppo dei discepoli si recano al sepolcro vuoto: e gli altri?; il Risorto quando appare alla prima comunità sa che non tutti i suoi amici sono presenti: perché? Non tutti, dunque, hanno la possibilità e l'occasione di essere protagonisti di quegli eventi eccezionali. Cosa avranno pensato e meditato gli esclusi? Tommaso ragiona secondo uno schema molto moderno: perché io non ho il privilegio di vedere il Risorto? Tommaso ragiona come farebbe l'uomo moderno quando afferma di credere solo se egli stesso è testimone dell'evento: vedere e toccare diventano, così, le condizioni poste dall'uomo per credere in Dio. Ma tutto l'Antico Testamento racconta di un Dio che non si può né toccare né vedere: Tommaso sa anche questo, eppure sembra sfidare quel Nazareno che ora non solo gli indemoniati, ma anche i suoi amici dichiarano Dio, perché è veramente risorto e perché sono testimoni, loro sì!, delle apparizioni. Tommaso ci ricorda quell'orgoglio che portò la prima coppia umana a peccare nel paradiso terrestre. È lo stesso orgoglio che, forse, impedisce oggi di superare la paura in una piena e matura fede in Gesù Cristo. Per Riflettere Gesù apparirà anche a Tommaso. L'orgoglio scompare e subentra l'umiliazione e il pentimento: solo così comprendiamo come lo stesso Tommaso rifiuta di fare quello che egli stesso aveva dichiarato a parole sfidando il Salvatore. Crederà senza toccare; crederà anche perché ha visto, ma si rifiuterà di toccarlo. E sarà capace della affermazione di fede più completa che possiamo trovare nel Nuovo Testamento: Mio Signore e mio Dio! Ora sa chi era veramente quell'uomo con cui ha condiviso parte della sua vita. E noi?
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