
PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 23 agosto 2017 |
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La Speranza cristiana - 32. La memoria
della vocazione ravviva la speranza.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi vorrei ritornare su un tema importante: il rapporto
tra la speranza e la memoria, con particolare riferimento
alla memoria della vocazione. E prendo come icona la
chiamata dei primi discepoli di Gesù. Nella loro memoria
rimase talmente impressa questa esperienza, che qualcuno
ne registrò perfino lora: «Erano circa le quattro
del pomeriggio» (Gv 1,39). Levangelista Giovanni
racconta lepisodio come un nitido ricordo di
gioventù, rimasto intatto nella sua memoria di anziano:
perché Giovanni scrisse queste cose quando era già
anziano.
Lincontro era avvenuto vicino al fiume Giordano,
dove Giovanni Battista battezzava; e quei giovani galilei
avevano scelto il Battista come guida spirituale. Un
giorno venne Gesù, e si fece battezzare nel fiume. Il
giorno seguente passò di nuovo, e allora il Battezzatore
cioè, Giovanni il Battista disse a due dei
suoi discepoli: «Ecco lagnello di Dio!» (v. 36).
E per quei due è la scintilla. Lasciano il
loro primo maestro e si mettono alla sequela di Gesù.
Sul cammino, Lui si gira verso di loro e pone la domanda
decisiva: «Che cosa cercate?» (v. 38). Gesù appare nei
Vangeli come un esperto del cuore umano. In quel momento
aveva incontrato due giovani in ricerca, sanamente
inquieti. In effetti, che giovinezza è una giovinezza
soddisfatta, senza una domanda di senso? I giovani che
non cercano nulla non sono giovani, sono in pensione,
sono invecchiati prima del tempo. E triste vedere
giovani in pensione
E Gesù, attraverso tutto il
Vangelo, in tutti gli incontri che gli capitano lungo la
strada, appare come un incendiario dei cuori.
Da qui quella sua domanda che cerca di far emergere il
desiderio di vita e di felicità che ogni giovane si
porta dentro: che cosa cerchi?. Anche io
vorrei oggi domandare ai giovani che sono qui in piazza e
a quelli che ascoltano per i media: Tu, che sei
giovane, che cosa cerchi? Che cosa cerchi nel tuo cuore?.
La vocazione di Giovanni e di Andrea parte così: è linizio
di unamicizia con Gesù talmente forte da imporre
una comunanza di vita e di passioni con Lui. I due
discepoli cominciano a stare con Gesù e subito si
trasformano in missionari, perché quando finisce lincontro
non tornano a casa tranquilli: tantè vero che i
loro rispettivi fratelli Simone e Giacomo
vengono presto coinvolti nella sequela. Sono andati da
loro e hanno detto: Abbiamo trovato il Messia,
abbiamo trovato un grande profeta: danno la notizia.
Sono missionari di quellincontro. Fu un incontro
così toccante, così felice che i discepoli ricorderanno
per sempre quel giorno che illuminò e orientò la loro
giovinezza.
Come si scopre la propria vocazione in questo mondo? La
si può scoprire in tanti modi, ma questa pagina di
Vangelo ci dice che il primo indicatore è la gioia dellincontro
con Gesù. Matrimonio, vita consacrata, sacerdozio: ogni
vocazione vera inizia con un incontro con Gesù che ci
dona una gioia e una speranza nuova; e ci conduce, anche
attraverso prove e difficoltà, a un incontro sempre più
pieno, cresce, quellincontro, più grande, lincontro
con Lui e alla pienezza della gioia.
Il Signore non vuole uomini e donne che camminano dietro
a Lui di malavoglia, senza avere nel cuore il vento della
letizia. Voi, che siete in piazza, vi domando
ognuno risponda a se stesso - voi avete nel cuore il
vento della letizia? Ognuno si chieda: Io ho dentro
di me, nel cuore, il vento della letizia?. Gesù
vuole persone che hanno sperimentato che stare con Lui
dona una felicità immensa, che si può rinnovare ogni
giorno della vita. Un discepolo del Regno di Dio che non
sia gioioso non evangelizza questo mondo, è uno triste.
Si diventa predicatori di Gesù non affinando le armi
della retorica: tu puoi parlare, parlare, parlare ma se
non cè unaltra cosa
Come si diventa
predicatori di Gesù? Custodendo negli occhi il luccichio
della vera felicità. Vediamo tanti cristiani, anche tra
noi, che con gli occhi ti trasmettono la gioia della fede:
con gli occhi!
Per questo motivo il cristiano come la Vergine
Maria custodisce la fiamma del suo innamoramento:
innamorati di Gesù. Certo, ci sono prove nella vita, ci
sono momenti in cui bisogna andare avanti nonostante il
freddo e i venti contrari, nonostante tante amarezze. Però
i cristiani conoscono la strada che conduce a quel sacro
fuoco che li ha accesi una volta per sempre.
Ma per favore, mi raccomando: non diamo retta alle
persone deluse e infelici; non ascoltiamo chi raccomanda
cinicamente di non coltivare speranze nella vita; non
fidiamoci di chi spegne sul nascere ogni entusiasmo
dicendo che nessuna impresa vale il sacrificio di tutta
una vita; non ascoltiamo i vecchi di cuore
che soffocano leuforia giovanile. Andiamo dai
vecchi che hanno gli occhi brillanti di speranza!
Coltiviamo invece sane utopie: Dio ci vuole capaci di
sognare come Lui e con Lui, mentre camminiamo ben attenti
alla realtà. Sognare un mondo diverso. E se un sogno si
spegne, tornare a sognarlo di nuovo, attingendo con
speranza alla memoria delle origini, a quelle braci che,
forse dopo una vita non tanto buona, sono nascoste sotto
le ceneri del primo incontro con Gesù.
Ecco dunque una dinamica fondamentale della vita
cristiana: ricordarsi di Gesù. Paolo diceva al suo
discepolo: «Ricordati di Gesù Cristo» (2Tm 2,8);
questo il consiglio del grande San Paolo: «Ricordati di
Gesù Cristo». Ricordarsi di Gesù, del fuoco damore
con cui un giorno abbiamo concepito la nostra vita come
un progetto di bene, e ravvivare con questa fiamma la
nostra speranza.
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