Salmo
126 (125) - Canto del ritorno
[1] Canto delle salite.
Chi confida nel Signore è come il monte Sion:
non vacilla, è stabile per sempre.
[2] I monti circondano Gerusalemme:
il Signore circonda il suo popolo,
da ora e per sempre.
[3] Non resterà lo scettro dei malvagi
sulleredità dei giusti,
perché i giusti non tendano le mani
a compiere il male.
[4] Sii buono, Signore, con i buoni
e con i retti di cuore.
[5] Ma quelli che deviano per sentieri tortuosi
il Signore li associ ai malfattori.
Pace su Israele!
Il salmista faceva parte degli Israeliti rimasti in
Palestina al tempo delle deportazioni babilonesi.
Egli esprime la gioia di tutti di fronte ai primi arrivi
e invoca da Dio il ritorno di tutti i deportati, in
moltitudine e velocità, cioè senza intoppi e stenti di
viaggio, come, appunto, i torrenti del Negheb, cioè i
torrenti della parte meridionale del territorio della
tribù di Giuda.
L'evento del ritorno è un fatto del tutto straordinario
che mette in luce la fedeltà di Dio per il suo popolo.
I popoli, cioè quelli facenti parte dell'impero Persiano,
pur a modo loro, cioè senza diventare monoteisti, lo
riconobbero. Diversamente si comportarono i popoli vicini,
che si erano spinti con scorribande continue nei
territori di Israele. Questi cercarono di sfaldare ogni
tentativo di Israele di ridarsi una fisionomia stabile.
Il desiderio che i prigionieri ritornino è grande, ma
bisogna nel frattempo creare le condizioni per facilitare
i nuovi arrivi.
Il salmo per questo presenta una sentenza proverbiale
come invito a non lesinare fatiche per la ricostruzione
di Gerusalemme, il ripristino dei campi, dei villaggi;
questo pur in mezzo alle difficoltà causate dall'ostilità
dei vicini popoli: Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Il salmo nel suo sensus plenior riguarda la liberazione
dei popoli dal peso dell'ignoranza del vero Dio, dal peso
delle divisioni e contrapposizioni.
Essi hanno ricevuto l'editto di liberazione nel sangue di
Cristo. La Chiesa, sacramento di salvezza e di unità,
deve fare conoscere il Liberatore dal peccato, sempre
pronta ad accogliere nella gioia della comunione che la
regge tutti coloro che accolgono Cristo e che già sono
misteriosamente orientati a lui dall'azione dello Spirito
Santo (Cf. 1Gv 1,3-4).
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