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GLI
ARTICOLI DA REGALO
La decadenza del dono si riflette nella penosa
invenzione degli "articoli da regalo":
essi presuppongono già che non si sappia che
cosa regalare, perché, in verità, non si ha
nessuna voglia di farlo. Alzi la mano chi, almeno
una volta, non ha sbuffato perché costretto a
pensare a un regalo da fare in occasione di una
data, di un evento o per dovere di gratitudine.
Il più gravoso e seccante è di solito il regalo
di nozze, tant'è vero che si è inventato quel
genere commerciale particolare che è la "lista
di nozze". Sconcertante, poi, è l'atteggiamento
- per altro mai confessato esplicitamente -
secondo il quale si cerca il minor costo col
maggior effetto esteriore.
A questo comportamento, che ha immiserito un atto
così alto, libero e gioioso come dovrebbe essere
il dono, dedica uno dei suoi Minima moralia (1951)
il filosofo tedesco Theodor Adorno. Egli punta l'indice
contro la tipologia che impera in certi negozi,
quella appunto degli "articoli da regalo".
Essi evitano sprechi di fantasia nella ricerca di
un oggetto, riducono i costi, ci liberano da
scelte onerose e perdite di tempo.
Ma, come si diceva, cancellano quell'esperienza
profonda che è stata formulata da Gesù in un
detto che non è nei Vangeli, ma che ci è
offerto da san Paolo: «C'è più gioia nel dare
che nel ricevere» (Atti 20,35). E l'Apostolo
aveva idealmente commentato questo asserto quando,
per la colletta a favore dei poveri di
Gerusalemme, aveva ammonito i Corinzi così:
«Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo
cuore, non con tristezza né per forza, perché
Dio ama chi dona con gioia» (2 Corinzi 9,7).
Forse bisognerebbe ritrovare la gioia perduta del
saper donare in sincerità.

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