Tramite la mediazione
dellumile, la creazione diventa degna di ricevere
limmagine del Creatore. Perciò, l'umile non è
disprezzato neppure dai nemici della verità. E se anche
colui che ha acquistato l'umiltà fosse un povero, in
confronto al resto della creazione, a motivo di
quellumiltà che egli ha fatto sua, sarà onorato
come se avesse diadema e porpora.
Nessuno odia mai lumile, né lo aggredisce con la
parola, né lo disprezza. E poiché il suo Signore lo ama,
egli è amato da tutti.
Tutti lo amano, tutti lo hanno caro. Ovunque egli si
avvicini, tutti lo vedono come un angelo di luce e gli
rendono onore.
Quando parla, il sapiente e listruito zittiscono
per dare allumile la possibilità di parlare. Gli
occhi di tutti guardano la sua bocca per vedere quale
detto ne esca. Tutti attendono i suoi detti come detti
che vengono da Dio. La pochezza dei suoi detti, a motivo
del suo discernimento, è investigata come la parola dei
sofisti. Le sue parole sono dolci alludito dei
sapienti, più di quanto non lo sia il favo al palato di
coloro che lo mangiano. E da tutti è ritenuto come Dio,
anche se è un illetterato quanto alla parola e
spregevole quanto allaspetto. Colui che parla
contro lumile con sdegno, non è ritenuto parlare
contro un vivente, ma è come se aprisse la sua bocca
contro Dio. E quanto più l'umile si disprezza ai propri
occhi, tanto più gli è reso il suo onore da tutte le
creature.
Lumile si avvicina alle bestie feroci, e appena il
loro sguardo si fissa su di lui, la loro brutalità si
placa; e si avvicinano e si uniscono a lui come al loro
signore e gli fanno festa con la loro coda e leccano le
sue mani e i suoi piedi. Infatti sentono che da lui esce
quellodore che emanava da Adamo prima della
trasgressione del comandamento, quando si erano riuniti
presso di lui ed egli aveva imposto loro i nomi, nel
paradiso; quellodore che noi abbiamo perso e che
Cristo, con la sua venuta, ci ha restituito rinnovato;
lui che ha reso profumato lodore della razza degli
uomini.
Se l'umile si avvicina ai rettili mortiferi, appena il
tocco della sua mano raggiunge i loro corpi, egli lenisce
la feroce violenza del loro veleno mortifero e li
accarezza con le sue mani come se fossero cavallette.
(tratto da Lumiltà, in Isacco
di Ninive, Unumile speranza, a cura di Sabino
Chialà, ed. Qiqajon, Magnano 1999, pp.178-179)
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