La preghiera continua e la preghiera di Gesù
di: Matta El Meskin, (Matteo il Povero)
La vita nel suo senso più
profondo, si riassume in due atti costanti di
unestrema semplicità: il primo è lamore la
cui sorgente è Dio, il secondo è ladorazione, che
è il proprium della creazione: Dio è amore
(1Gv 4,16); Io non sono che preghiera (Sal
109,4). Questi due atti sono ininterrottamente costanti;
così, Dio non cessa di amare la creazione e la creazione
non cessa dadorare Dio: Vi dico, che se
questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19,40).
Tutti gli atti e le molteplici occupazioni della vita
passeranno e scompariranno dopo averci valso condanna o
ricompensa e resteranno soltanto questi due straordinari
atti: lamore di Dio per noi e la nostra adorazione
di Dio. Non passeranno mai e rimarranno eternamente,
perché Dio è felice damarci: Ho posto le
mie delizie tra i figli delluomo (Pr 8,31) e
noi troviamo tutta la nostra felicità
nelladorazione di Dio.
Questadorazione è unintuizione divina
depositata da Dio al cuore della natura delluomo,
affinché egli abbia la gioia dadorare la sorgente
della vera felicità. Labbiamo toccato con mano,
sperimentato e verificato tante e tante volte; abbiamo
acquisito la certezza che la preghiera e
ladorazione sono fonti di felicità permanente.
Cè dunque un mezzo per condurre una vita
dadorazione e di preghiera ininterrotta, per
mettere Dio al centro del nostro pensiero, per fare in
modo che tutti i nostri atti e i nostri comportamenti
gravitino intorno a lui, per vivere alla sua presenza
dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina?
In realtà, questopera non è una cosa da poco;
esige da parte nostra grande determinazione, perseveranza
e molta attenzione. Non dimentichiamo però che, così
facendo, realizziamo il vertice della volontà e del
piano divini e che, di conseguenza, vi troveremo
immancabilmente laiuto, lamore e la guida di
Dio.
Riassumiamo come segue la sostanza di
questesercizio.
1. Gli obbiettivi della preghiera continua:
- Vivere sempre alla presenza di Dio.
- Associare Dio a tutte le nostre attività, a tutti i
nostri pensieri e conoscere la sua volontà.
- Accedere a una vita di gioia, avvicinandoci alla fonte
stessa della felicità: Dio, e gioire del suo amore.
- Acquisire unalta conoscenza di Dio nel suo stesso
essere.
- Praticare un felice distacco dalle cose di questo mondo,
senza rimpiangere nulla.
2. Qualche indicazione sulla preghiera continua:
- Ravvivare il sentimento di essere alla presenza di Dio
che vede tutto ciò che facciamo e sente tutto ciò che
diciamo.
- Tentare di parlargli di tanto in tanto, con brevi frasi
che traducano il nostro stato del momento.
- Associare Dio ai nostri lavori domandandogli di essere
presente alle nostre attività, rendendone a lui conto
dopo averle concluse, ringraziandolo in caso di riuscita,
dicendogli il nostro rammarico in caso di fallimento,
cercandone le ragioni: ci siamo forse allontanati da lui
o abbiamo omesso di chiedere il suo aiuto?
- Cercare di percepire la voce di Dio attraverso i nostri
lavori. Molto spesso egli ci parla interiormente ma non
essendo attenti a lui, perdiamo lessenziale dei
suoi orientamenti.
- Nei momenti critici, quando riceviamo notizie
allarmanti o quando siamo assillati, chiediamogli subito
consiglio; nella prova egli è lamico più sicuro.
- Non appena il cuore comincia a irritarsi e i sentimenti
ad agitarsi, volgiamoci a lui per calmare la nefasta
agitazione prima che invada il nostro cuore; invidia,
collera, giudizio, vendetta, tutto ciò ci farà perdere
la grazia di vivere alla sua presenza, perché Dio non
può coabitare con il male.
- Tentare per quanto possibile di non dimenticarlo,
tornando subito a lui, non appena i nostri pensieri sono
colti in flagrante reato di vagabondaggio.
- Non intraprendere un lavoro o dare una risposta prima
di aver ricevuto una sollecitazione da Dio. Questa
diventa sempre meglio discernibile a misura della
fedeltà del nostro cammino alla sua presenza e della
nostra determinazione a vivere con lui.
3. Principi base per una vita di preghiera
continua:
- Credi in Dio? Allora che Dio sia la base di tutti i
tuoi comportamenti; con lui accogli tutto ciò che
incontri nella vita, felicità o tristezza. Che la tua
fede non cambi ogni giorno a seconda delle circostanze.
Non lasciare che sia il successo ad aumentare la tua fede,
né il fallimento, la perdita e la malattia a indebolirla
o ad annientarla.
- Hai accettato di vivere con Dio? Allora, una volta per
tutte, metti in lui tutta la tua fiducia e non cercare di
indietreggiare o di battere in ritirata. Sii fedele a lui
fino alla morte.
- Affidagli tutti i tuoi affari materiali e spirituali;
egli è veramente in grado di reggerli tutti. Sappi che
la vita con Dio sopporta tutto: malattia, fame,
umiliazione
e non essere sorpreso se ti accadono
queste cose; sii paziente e le vedrai trasformarsi e
schierarsi dalla tua parte per il tuo maggior bene.
- Concentra il tuo amore su Dio e non permettere agli
ostacoli di ridurlo; al contrario, accogli ogni
sofferenza senza amarezza ma con dolcezza, a motivo di
questo amore, perché il vero amore trasforma la
sofferenza in felicità.
- Beati coloro che sono stati ritenuti degni di soffrire
per il suo Nome. Ancora più beati coloro che desiderano
sacrificarsi per amore del suo Nome.
Breve storia della preghiera continua
La preghiera continua è una disciplina spirituale
particolare che impegna le facoltà interiori
dellanima e tocca centri precisi del cervello con
lo scopo dacquisire la calma interiore necessaria a
pervenire a uno stato di veglia spirituale costante e di
percezione permanente della presenza divina, accompagnata
da un completo dominio dei pensieri e delle passioni.
Costituisce lopera spirituale più importante e
più elevata che, condotta con successo, può farci
raggiungere le vette della vita spirituale.
Questa forma di preghiera è già menzionata negli
insegnamenti dei primi padri del deserto dEgitto:
Macario il Grande parla della recitazione costante del
dolce Nome di Gesù e abba Isacco, discepolo
di Antonio, fa un lungo elogio della ripetizione continua
del versetto di un salmo. Entrambi hanno vissuto verso la
fine del IV secolo e gli insegnamenti del secondo sono
stati raccolti da Cassiano durante i suoi viaggi in
Egitto.
Attraverso le parole di abba Isacco apprendiamo che
questo metodo di preghiera, costitutivo di una delle
tradizioni ascetiche più importanti tra quelle che i
padri avevano ricevuto dai loro predecessori, è un
segreto che ci è stato rivelato da quei pochi padri
appartenenti al buon tempo antico, ma che vivono
tuttora; noi lo riveliamo a nostra volta a quel
piccolo numero di anime che dimostrano una vera sete di
conoscerlo.
Quanto agli effetti di questa pratica sulle facoltà
dellanima e della mente, essi erano noti ai padri
fin dallinizio,come si deduce dalle parole di
Isacco: [Questa preghiera] esprime tutti i
sentimenti di cui è capace la natura umana; conviene
perfettamente a tutti gli stati e a ogni sorta di
tentazione
Che lanima (mens) ritenga
incessantemente questa formula, cosicché, a forza di
ripeterla, acquisti la capacità di rifiutare e
allontanare da sé tutte le ricchezze rappresentate dai
nostri molteplici pensieri.
Fin da allora, cioè dal IV secolo, la preghiera continua
si è diffusa in Egitto e in tutto loriente
cristiano fino a occupare un posto preponderante nella
dottrina ascetica di tutte le chiese orientali. La
ritroviamo, tra gli altri, negli insegnamenti di Nilo il
Sinaita (+ 430), poi in quelli di Giovanni Climaco
allinizio del VII secolo (570-640), e di Esichio di
Batos (Sinai, VII o VIII secolo). Limportanza
accordata allhesychìa (tranquillità) si amplifica
progressivamente fino a raggiungere uno dei suoi vertici
negli insegnamenti di Isacco ll Siro, vescovo di Ninive,
verso la fine del VII secolo.
Gli elementi frammentari di questi insegnamenti furono
raccolti in una dottrina sistematica solo con
larrivo di Simeone il Nuovo Teologo (1022) e poi di
Gregorio il Sinaita, che li organizzarono in una dottrina
mistica di tipo specificamente bizantino. Gregorio il
Sinaita, seguito dal discepolo Callisto che diverrà
patriarca di Costantinopoli, la introdusse al Monte Athos
alla fine del XIII secolo e fece della preghiera continua
una pratica mistica fondamentale nella tradizione
bizantina, dopo aver raccolto la quasi totalità delle
parole dei padri riferite a questo argomento, ordinandole,
spiegandole e commentandole.
Con il soggiorno di Nil Sorskij al Monte Athos, nella
seconda metà del XV secolo, si aprì una porta molto
ampia per limpiantazione in Russia della preghiera
continua. Tutta leredità orientale antica, con le
sue ricchezze, si trovò trasferita ai padri russi che
rivaleggeranno in ardore per applicarla con amore,
fedeltà e devozione. Ormai, questa pratica occuperà un
posto molto importante nella vita delle generazioni
successive, come ci si può rendere conto leggendo i
Racconti di un pellegrino russo.
Ma, lasciando il deserto dEgitto, suo luogo
dorigine, la preghiera continua perse buona parte
della sua semplicità originaria; chi la praticava nei
primi secoli, viveva spontaneamente in profondità i suoi
effetti spirituali senza esaminarne il come; ne
raccoglieva i frutti senza che ciò suscitasse in lui
ambizioni spirituali.
Questa forma di preghiera è dunque passata da
unumile pratica ascetica a una sistematizzazione
mistica elaborata, provvista di discipline proprie,
proprie condizioni, gradi e risultati. Lorante può
prendere coscienza di tutto ciò ancor prima di
cominciare a praticarla. Il che, naturalmente, non ha
mancato di attribuire al metodo una buona parte di
complessità, accresciuta da una dannosa mancanza di
naturalezza. Nondimeno, la preghiera continua ha sempre i
suoi adepti e i suoi praticanti esperti e, su coloro che
lamano, non cessa di versare in abbondanza i suoi
effetti benefici, le sue grazie e le sue benedizioni.
Lautore stesso confessa i benefici di questa
preghiera per quanto lo riguarda personalmente.
Matta El Meskin
Tratto da Matta El Meskin, Lesperienza di Dio nella
preghiera, Ed. Qiqajon
Matta El Meskin, (Matteo il Povero)
al secolo Yusuf Iskandar (1919 2006), è stato un
monaco egiziano, igumeno del monastero di San Macario il
Grande, deserto di Scete, dal 1969 alla morte. L'igumeno
Matta El Meskin non è solo una delle maggiori figure
della storia contemporanea della chiesa copta ortodossa
ma anche un autore spirituale noto e apprezzato in tutto
il mondo, tradotto in quattordici lingue.
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