Enzo Bianchi ex Priore di Bose - LA
PREGHIERA DI GESÙ
Dio
dona la preghiera a colui che prega
Il Signore, vedendo il nostro
desiderio e il nostro sforzo di pregare, ci dà il suo
aiuto, secondo le parole dei santi: a chi prega con
semplicità, Dio accorda il dono della preghiera del
cuore.
Il raccoglimento della mente nel cuore è il
momento cruciale in cui avviene lunificazione sotto
lazione dello Spirito santo, unificazione di tutto
lessere umano in se stesso e apertura alla
comunione con Dio. Questo è il fuoco segreto, la
scintilla che si accende per grazia, dopo una lunga
consuetudine alla preghiera. Linvocazione
orante del dolcissimo nome di Gesù deve essere il
respiro della nostra anima, devessere più
frequente del battito del nostro cuore.
Dobbiamo restare incessantemente sospesi al ricordo
di Dio come i bambini alle loro madri.
La conoscenza di sé a cui conduce la preghiera di Gesù
non rivela in noi il superuomo, ma rivela la nostra
condizione di peccatori bisognosi della misericordia del
Signore. Per il cristiano, la vera preghiera è una
conoscenza di Cristo, e di Cristo crocifisso (1Cor 2,2).
Invocare Signore significa riconoscergli
questa signoria su di noi, significa riconoscere il suo
regno e che noi siamo creature plasmate da Dio a immagine
del Figlio: è quellimmagine che deve regnare su di
noi, sui nostri pensieri, sulle nostre azioni, sui nostri
sentimenti, sul nostro inconscio, financo alle nostre
profondità non evangelizzate e a volte anche infernali.
Quante volte la nostra preghiera nelle ore buie, nelle
ore silenziose di deserto, è ridotta soltanto a
pronunciare questo nome? "Gesù, Gesù" . Non
siamo a volte capaci di dire nientaltro.
La tradizione ortodossa russa è la tradizione cristiana
che forse più di ogni altra ha avvertito
limportanza della preghiera interiore e
ininterrotta, ha cercato vie e strumenti per acquisire la
preghiera incessante, la preghiera del cuore.
Sì, nella tradizione spirituale cristiana ci si è
sempre domandati con una ricerca sovente faticosa come
mettere in pratica lesortazione prima di Gesù e
poi dellApostolo sulla preghiera senza interruzione.
E i padri pneumatofori hanno di fatto, fin dai tempi
antichi, privilegiato una formula che noi troviamo
testimoniata nei Vangeli, un grido innalzato a Gesù da
parte di malati e peccatori. E' questo grido che è
diventato la preghiera di Gesù: tutto qui! Poche parole
ma essenziali, una sintesi delle due invocazioni, quella
del cieco di Gerico a Gesù che passava (Gesù,
figlio di Davide, abbi pietà di me, Lc 18,38), e
quella del pubblicano nel tempio (O Dio, abbi
pietà di me peccatore, Lc 28,23).
Ma comè possibile passare dalla ripetizione della
formula di preghiera, dalla tecnica, alla sua dimensione
interiore? I grandi padri dellortodossia russa si
sono a lungo interrogati, nel solco di una tradizione
millenaria, sui complessi meccanismi che dalla
dispersione della nostra mente conducono
allunificazione interiore, fino a presentare tutto
lessere dellorante a Dio, in un cammino di
purificazione e di comunione.
Certo, la preghiera liturgica ha, e deve avere, il
primato perché la liturgia resta culmine di tutta
lazione della chiesa, fonte di tutta la sua forza.
Ma la preghiera liturgica trova il suo prolungamento nel
tempo della vita quotidiana, nellintimo del cuore
del cristiano, e tenta di diventare incessante: quando
mangiamo, quando lavoriamo, quando riposiamo... La
preghiera di Gesù rappresenta il tentativo di un dialogo
continuo con Dio. È una via aperta a tutti, poiché Dio
dona la preghiera a colui che prega, assicura
Pietro Damasceno. E lo starec Makarij di Optina commenta:
Il Signore, vedendo il nostro desiderio e il nostro
sforzo di pregare, ci dà il suo aiuto, secondo le parole
dei santi: a chi prega con semplicità, Dio accorda il
dono della preghiera del cuore.
Gli autori spirituali russi, seguendo da vicino i padri
orientali, sono attenti nel distinguere tra
preghiera orale (o preghiera fatta con le
labbra), preghiera mentale e preghiera
del cuore che, spiega Teofane il Recluso,
sopraggiunge quando chi prega, dopo aver raccolto
la mente nel cuore, si rivolge a Dio con la propria
preghiera e con parole silenziose. Il
raccoglimento della mente nel cuore è il
momento cruciale in cui avviene lunificazione sotto
lazione dello Spirito santo, unificazione di tutto
lessere umano in se stesso e apertura alla
comunione con Dio. Questo è il fuoco segreto, la
scintilla che si accende per grazia, dopo una lunga
consuetudine alla preghiera.
La preghiera di Gesù, come
strumento per giungere allautentica
preghiera, è incentrata su due elementi:
1) il nome
2) la sua ripetizione. |
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Il nome di Dio, quel
nome (ha-shem, come dice lAntico Testamento)
ineffabile rivelato a Israele affinché il popolo eletto
potesse invocare, chiamare, conoscere Dio quale Signore
che agisce nella storia, è diventato per i cristiani il
bel nome secondo lespressione
dellapostolo Giacomo (cf. Gc 2,7) invocato
su di loro, il nome al di sopra di tutti gli altri nomi
secondo lapostolo Paolo (cf. Fil 2,9) ,
lunico nome in cui cè salvezza
secondo la predicazione primitiva dellapostolo
Pietro (cf. At 4,1 z) : il nome di Gesù di
Nazareth è un nome dato da Dio stesso nellannuncio
a Maria: Jehoshua, JHWH è salvezza! .
Il secondo elemento della preghiera di Gesù è la
ripetizione fino a diventare unininterrotta
invocazione, come il respiro di ogni vivente. Ogni
respiro dia lode al Signore canta lultimo
salmo del salterio (Sal 150,6), e lo starec Antonij di
Optina commenta: Linvocazione orante del
dolcissimo nome di Gesù deve essere il respiro della
nostra anima, devessere più frequente del battito
del nostro cuore.
I padri del monachesimo interpretano le esortazioni a
pregare in ogni momento (Lc 21,36), a
pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1), a
pregare incessantemente (cf. 1Ts 5,17; Ef 6,18),
come lacquisizione di unattitudine del cuore
sempre disposta ad ascoltare il Signore e pronta a
parlargli. Per questo lorigine della preghiera del
cuore dobbiamo trovarla nellesortazione del grande
padre Basilio, il quale raccomandava la memoria Dei:
Dobbiamo restare incessantemente sospesi al ricordo
di Dio come i bambini alle loro madri (Basilio,
Regole diffuse 2,2).
Acquisire la memoria Dei, il ricordo costante di Dio,
richiede molta determinazione; Dimitrij di Rostov
scriveva: Molti non sanno nulla del travaglio
interiore necessario a chi voglia possedere il ricordo di
Dio. La preghiera di Gesù è una via che è aperta
da questo ricordo di Dio.
Possiamo trovare analogie tra la preghiera di Gesù e
pratiche di orazione di altre tradizioni spirituali. In
occidente come dimenticare la medioevale pratica della
Jesu dulcis memoria che ha scandito le vite dei santi
testimoni, da Bernardo di Chiaravalle a Francesco di
Assisi; ritmata nelle litanie del nome di Gesù,
diventata il cuore della stessa preghiera del rosario:
Benedetto il frutto del tuo seno Gesù....
Tuttavia, la tecnica di orazione, finalizzata
allacquisizione di una condizione contemplativa,
nella tradizione cristiana deve sempre riconoscere il
primato allazione dello Spirito santo, che
prega in noi (Rm 8,15; Gal 4,6). I padri sono molto
duri nel denunciare lillusione di coloro che
esplorano la via della preghiera interiore senza un
preciso contesto comunitario e liturgico, senza una guida,
senza un anziano a cui sottomettersi nella libertà e per
amore del Signore. Invece dessere relazione con Dio,
la preghiera può diventare una forma sottile di
autocompiacimento, una forma di narcisismo spirituale.
La conoscenza di sé a cui conduce la preghiera di Gesù
non rivela in noi il superuomo, ma rivela la nostra
condizione di peccatori bisognosi della misericordia del
Signore. Per il cristiano, la vera preghiera è una
conoscenza di Cristo, e di Cristo crocifisso (cf. 1Cor 2,2).
La tradizione russa, paradossalmente, ha individuato
nellumiltà la chiave che permette di accedere al
punto più elevato della preghiera interiore. Cè
qui una certa vicinanza a quel cammino che la regola di
Benedetto intravede come una discesa attraverso i gradi
dellumiltà, perché allultimo grado di
umiltà cè proprio colui che ripete la preghiera
di Gesù publicanus ille il quale ripete:
Dio mio, abbi pietà di me peccatore! .
Lo starec Amvrosij non si stanca di ripetere ai suoi
figli spirituali di non scoraggiarsi nel cammino della
preghiera, di non indispettirsi dellinsuccesso, di
non disperare dei limiti: Ogni turbamento, quale
che sia, è indice di un segreto orgoglio. Ecco
perché lo Spirito santo che, secondo una definizione dei
padri, è lumiltà di Dio, ci guida anche sulla
vera via della preghiera, come insegnava san Silvano del
Monte Athos...
E così che il cristiano che si sofferma sulle parole
della preghiera di Gesù, cercando di concentrarsi sulla
loro verità profonda, racchiudendovi la
mente, scoprirà uno strumento potente per crescere
nella fede, uno strumento nel combattimento spirituale e
di conseguenza nella speranza e nella carità.
Signore... Nessuno può dire
Signore Gesù se non attraverso lo Spirito
santo (1Cor 52,3). Invocare Signore
significa riconoscergli questa signoria su di noi,
significa riconoscere il suo regno e che noi siamo
creature plasmate da Dio a immagine del Figlio: è
quellimmagine che deve regnare su di noi, sui
nostri pensieri, sulle nostre azioni, sui nostri
sentimenti, sul nostro inconscio, financo alle nostre
profondità non evangelizzate e a volte anche infernali.
Gesù... Il Signore che noi invochiamo
nella preghiera è Gesù di Nazareth, uomo nato da donna,
uomo come noi in tutto, munito della nostra carne, ma
anche Kyrios e Signore perché Figlio di Dio. Gesù! Mi
si permetta da occidentale di ricordare quante volte è
possibile sentire di Gesù la dulcis memoria, memoria
dolcissima che illumina i silenzi delle nostre giornate
monastiche, i momenti dattesa che sembrano vuoti e
che invece rivelano noi a noi stessi, se sappiamo restare
in ascolto, accordando il tempo della vita al battito
della preghiera tramite questa memoria... Noi, che siamo
tutti ciechi dalla nascita, dobbiamo gridare, come il
cieco di Gerico, il suo nome per vedere, attratti dalla
sua luce. Quante volte la nostra preghiera nelle ore buie,
nelle ore silenziose di deserto, è ridotta soltanto a
pronunciare questo nome? "Gesù, Gesù" . Non
siamo a volte capaci di dire nientaltro.
Cristo... Sì, questo Gesù è una
presenza, la presenza del Messia, di colui che è stato
inviato da Dio in mezzo a noi! E' lui il frutto benedetto
della terra, la benedizione promessa ad Abramo, è lui il
Messia che ancora attendiamo e lo attendiamo nella gloria
alla fine dei tempi!
Figlio di Dio... Qui, allora, il nome di
Gesù, il Cristo, ci porta alladorazione. Il Figlio
amato, il Dio che si è chinato su di noi, si è mostrato
nella sua carne, si è spiegato in un servo che ha lavato
i nostri piedi, è Gesù: lui exeghésato, ci ha
raccontato Dio (cf. Gv 1,18).
Abbi pietà di me, peccatore! Nil
Sorskij nella sua Regola (Ustav) raccomanda di aggiungere
sempre la parola peccatore alla formula della
preghiera esicasta. Egli aveva capito per esperienza che
linvocazione di Gesù è uninvocazione di
misericordia, ma anche uninvocazione di perdono che
incontra in noi resistenze profonde: noi non vogliamo
essere oggetto della pietà, nemmeno di quella divina! Ma
se per pietà intendiamo la misericordia, lamore
sempre preveniente di Dio, allora noi possiamo non
diffidare e siamo capaci di chiederla, di invocarla
perché tutti gli uomini sono mendicanti damore.
Cè in noi un desiderio di amore che non si spegne
mai, e sarà appagato solo contemplando lAmante che
è lAmato dal Padre in un Soffio damore che
sempre si rinnova.
Gesù fu per tutta la sua vita lamato dal Padre,
Gesù inchiodato al legno della croce ha saputo vedere
tutta la sua vita come risposta allamore del Padre.
Nellamore del Padre, diventato il suo amore, tutto
il mondo è stato immerso in questamore
misericordioso sicché lAmore risponde
allamore, lAmore basta allamore
come san Bernardo ha più volte rivelato dellamore
di Dio e come il padre André Louf rilegge Bernardo e
questo amore di Dio!
Signore, abbi pietà di me! Ne ho bisogno, sono un
peccatore, non ho in me la fonte dellamore ma
conosco la fame damore... Signore, abbi pietà di
noi che ci perdiamo in noi stessi, perché non sappiamo
guardare allaltro uomo con gli occhi del tuo amore,
perché non siamo capaci di perdonare i nostri nemici.
È significativo che uno dei frutti più alti della
spiritualità ortodossa russa è lesperienza di
preghiera e di amore di Silvano del Monte Athos (1866-1938),
che negli anni del martirio della chiesa russa scriveva:
Il nemico perseguita la nostra santa chiesa. Come
potrei quindi amarlo? A questo io risponderò: La tua
povera anima non ha conosciuto Dio! Egli ha donato alla
terra lo Spirito santo, e lo Spirito santo è
innanzitutto insegnamento ad amare i nemici e a pregare
per loro ... Per questo lo Spirito santo è la
carità.
Che queste parole di Silvano ci accompagnino in questo
colloquio, mentre noi siamo pieni di gratitudine al
Signore che ci concede ancora una volta di contemplare le
cose più preziose per la vita cristiana
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