Nono e Decimo
comandamento
NON DESIDERARE LA DONNA DALTRI. NON DESIDERARE LA
ROBA DALTRI
Il tema comune del nono
e decimo comandamento è la condanna del desiderio
disordinato. Il male non comincia con lazione, ma
nel cuore. In termini più precisi: i due comandamenti
non vietano solo il desiderio interiore, ma anche quei
misfatti che non possono essere perseguiti giuridicamente
e che pure danneggiano chiaramente gli altri.
Il desiderio è un fenomeno umano fondamentale, che fa
parte dellistinto di conservazione. È normale che
luomo desideri il cibo, la bevanda,
lindumento che scalda e fa belli, nonché la casa
che rappresenta un rifugio.
Unesistenza umana sana ha una sete profonda e quasi
insaziabile di vita, e gli individui che si dicono
prematuramente contenti di quel che sono, hanno
rinunciato in pratica ad espandersi. Il desiderio di
amore e il desiderio duna congrua proprietà sono
di importanza fondamentale per la maturazione umana,
così come il desiderio di successo e di prestigio. Può
compiere cose grandi solo chi desidera appassionatamente.
Temere in partenza i desideri può avere effetti deleteri
per luomo, perché può spingerlo troppo facilmente
ad essere rinunciatario.
La Bibbia parla in termini molto positivi e del desiderio
degli uomini e del desiderio di Dio.
LAntico Testamento descrive
uomini con forti passioni, e lo stesso Nuovo Testamento
non manifesta alcuna simpatia per gli individui
insensibili e freddi. Ricordiamo le parole
dellApocalisse: Conosco le tue opere: tu non sei
né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo. Ma
poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo,
sto per vomitarti dalla mia bocca (3,15s). Gesù esorta
espressamente a desiderare: Tutto quello che domandate
nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi
sarà accordato (Mc 11,24). Quanto più grandi sono i
nostri desideri, tanto più sicuramente la cosa
desiderata viene concessa. Viceversa gli uomini che hanno
scarsa fiducia in Dio vengono biasimati (cf. Mt 7,7-11;
21,22; Gv 14,13s; 15,7).
Anche la tradizione spirituale conosce il motivo del
desiderio divino di gratificare gli uomini. Ma questi
nella maggior parte dei casi non sono ricettivi nei
confronti di ciò che Dio vuole loro dare. Dio, essendo
grande, dà di preferenza doni grandi; peccato che noi
poveri uomini abbiamo cuori così piccoli!
Linno per la festa dellAscensione canta:
Aiutaci a bramare con santo desiderio ciò che è là
dove sei tu, Signore e Salvatore. I santi invitano
continuamente a coltivare desideri arditi. S. Agostino
scrive: Chi non ha desideri è muto davanti a Dio, per
quanto alta risuoni la sua voce agli orecchi degli uomini.
Chi ha desideri canta in cuor suo, anche se la lingua
tace. Solo se luomo è un essere che desidera può
espandersi pienamente.
Riconoscere che luomo deve desiderare, bramare e
aspirare in misura adeguata per potersi sviluppare in
maniera piena non significa ovviamente che egli debba
accondiscendere a qualsiasi specie di desiderio. Infatti
il desiderio disordinato sotto forma di avidità,
ambizione, gelosia e sete di piaceri ha effetti sinistri
e deleteri. Dobbiamo perciò mettere in conto
unambivalenza di desideri; essi possono essere
benefici o distruttivi.
La Bibbia tiene oggettivamente presente questo loro
secondo aspetto.
Secondo il racconto della Genesi il peccato originale
delluomo fu provocato dalla sua insoddisfazione e
dal conseguente desiderio disordinato.
Gesù stesso ricorda che non solo le cattive azioni
contaminano luomo, ma anche il desiderio
disordinato che sta alla loro base (Mc 7,18.20-23).
La lettera di Giacomo indica con chiarezza la capacità
deleteria del desiderio disordinato: Da che cosa derivano
le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono
forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre
membra? (Gc 4,1).
Il desiderio di una più intensa autorealizzazione e
autoespansione può diventare tanto forte che uno è
pronto a superare molti ostacoli e anche a calpestare il
diritto e la felicità altrui.
Più tardi si prende però anche visione della forza
distruttrice del desiderio. Proprio per amore
dellautorealizzazione di tutti nella libertà ci
vogliono dei chiari ordinamenti, e questi comportano
necessariamente con sé dei limiti. Spesso ci vuole molto
tempo prima che un individuo conosca e riconosca tali
limiti come benèfici e utili.
Occorre prevenire certi processi che tendono a diventare
incontrollabili, e canalizzare le passioni in maniera
tale che esse rimangano produttive e non divengano
deleterie.
Il desiderio disordinato mette in pericolo
lalleanza della libertà, lalleanza con Dio e
lalleanza col prossimo. Esso infatti è la radice
dei diversi tentativi di mettere fuori gioco o
addirittura di liquidare il fratello rivale o di
aumentare le proprie possibilità di libertà a spese
degli altri. Tale desiderio è la radice di molte
atrocità. Il primo libro dei Re al cap. 21 ne descrive
gli effetti deleteri nella storia di Nabot di cui già
abbiamo parlato spiegando il settimo comandamento.
Ricordiamo anche il peccato di Davide che prese per sé
la moglie di Uria e ne fece assassinare il marito (2Sam
11).
Ciò che occorre opporre allazione devastante del
desiderio disordinato non è la rimozione, ma una
sollecita cultura, educazione, del desiderio.
La semplice repressione delle pulsioni ha in ogni caso
effetti negativi, che possono manifestarsi anche sotto
forma di individui scontenti e inibiti. Non si tratta di
reprimere, ma di purificare i desideri, non di rimuoverli,
ma di educarli.
I due comandamenti non mirano a soffocare tutti i moti
del desiderio, dellaspirazione, degli appetiti,
delle passioni. Dio è interessato allordine
interiore delluomo e i due comandamenti invitano
perciò a lavorare in questo senso. Dove non ci si
preoccupa di questa purificazione, lì spuntano uomini
senza scrupoli che, pur di raggiungere loggetto dei
loro desideri, passano letteralmente sui cadaveri. È
spaventoso vedere quanto in fretta, oggi, tanti uomini
ricorrano alla violenza quando qualcosa o qualcuno
ostacola il loro cammino.
Il desiderio può e deve avere una forte vitalità, ma
deve essere umano, cioè in ordine.
La cultura del desiderio comincia con il credere
seriamente allimportanza del pensiero e del volere.
Bisogna prendere coscienza delleffetto benefico dei
buoni pensieri e delleffetto malefico dei cattivi
pensieri e praticare una sana igiene della fantasia e dei
pensieri. La prima cosa perciò è latteggiamento
interiore delluomo.
Quando i testi biblici parlano del cuore puro (Mt 5,7)
non intendono un cuore che non conosce ancora nulla della
concupiscenza sessuale, ma pensano a un cuore purificato,
che è diventato chiaro e trasparente davanti a Dio, a un
cuore più orientato verso la volontà di Dio che verso i
propri desideri egocentrici, a un cuore che ha fatto
proprio il desiderio di Dio.
Lascesi necessaria alla purificazione del cuore
serve al potenziamento dellio. Chi ha imparato a
resistere a stimoli disordinati sperimenta un
potenziamento della propria autocoscienza perché può
dire con tutta sincerità: non ho bisogno di questo e di
quello.
Unadeguata educazione in questo senso è quanto mai
preziosa. Essa è preziosa per i singoli individui e il
loro ambiente immediato ed è preziosa per la nostra
società libera e democratica perché ne va di mezzo la
sua sussistenza. Proprio una società libera in alto
grado, ha bisogno di uomini sovrani che sanno fare un
determinato uso della loro libertà. Dovrebbe esser
chiaro che lascesi che qui proponiamo è un
autocontrollo sereno, elastico e veramente libero e
liberante.
Teniamo presente che esso non si costruisce da solo e che
per raggiungerlo bisogna sostenere una lotta impegnativa.
Non desiderare la donna daltri
Dovrebbe essere chiaro a questo punto che non è il
desiderio in se stesso ad essere proibito. Il
comandamento mette piuttosto in guardia contro la
distruzione egoistica del matrimonio di un altro. Non
può essere volontà di Dio che un uomo credente, per
amore della sua fede, si sforzi spasmodicamente di non
trovare bella e desiderabile una bella donna. Però è
importante che egli lasci volentieri che un altro si goda
la propria donna, non perché ne sia proprietario, ma
perché è parte di lui stesso, forse, addirittura la sua
migliore metà nel senso letterale dellespressione.
In discussione non è solo il desiderio delluomo,
ma anche quello della donna: il comandamento vale per
ambedue i sessi.
Ricordiamo quanto ha detto Gesù: Avete inteso che fu
detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque
guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,27).
Oltre alla buona educazione, alla buona volontà e a
tutte le forze umane, luomo deve affidare il
proprio appetito disordinato allamore salvante e
ordinante di Dio che conosce luomo meglio di quanto
luomo conosca se stesso.
Non desiderare la roba daltri
Il decimo comandamento condanna lavidità, la
volontà disordinata di avere, nonché linvidia per
quello che gli altri hanno. Il comandamento non vieta il
desiderio di avere qualcosa di bello o
lindignazione perché un altro viene preferito
ingiustamente, ma solo il desiderio di modificare la
situazione in modo tale che dora in poi gli altri
siano poveri e io sia ricco, io innalzato e gli altri
perennemente abbassati e degradati.
La cosa qui vietata è non solo e non in primo luogo il
desiderio dal basso verso lalto, bensì in primo
luogo il desiderio deleterio o insaziabile dei
proprietari e dei ricchi.
Il comandamento non riguarda coloro che hanno troppo poco
e tanto meno intende vietare la lotta per la giustizia
sociale, ma ha chiaramente per oggetto in primo luogo
coloro che non hanno mai abbastanza.
Anche il NT parla un lunguaggio assai chiaro circa questo
appetito disordinato. In relazione al possesso dei beni
materiali, per esempio, leggiamo nella prima lettera a
Tito: Lattaccamento al denaro è la radice di tutti
i mali (6,10). Nella misura in cui i singoli, i gruppi e
le imprese economiche mettono in primo piano la volontà
disordinata di avere, ostacolano la libera espansione
degli uomini fatti a immagine di Dio.
Il decimo comandamento non protegge solo laltro dai
miei appetiti disordinati, ma protegge anche me
dallavidità famelica e dallinvidia che rode
e consuma fino a distruggere. Luna e laltra
cosa spesso fanno più male a noi stessi che agli altri.
La nostra industria consumistica punta decisamente sugli
appetiti naturali delluomo e li stimola
intenzionalmente con la pubblicità per trovare uno
sbocco di mercato ai beni prodotti. A questo scopo
solletica tutti i desideri possibili, facendo non di rado
appello in forte misura alla concupiscenza sessuale.
Che cosa può fare un nullatenente, con scarsa capacità
di autocontrollo, quando lo si pone continuamente di
fronte a una vasta gamma di beni di consumo e lo si
martella: Non sarai felice, se non avrai questo e quello!
?
Molti delinquenti, per non dire la maggior parte, non
sono vittime di quella campagna di seduzione
sistematicamente condotta, che noi chiamiamo pubblicità?
Il cerchio si chiude quando poi si girano film o si
pubblicano libri, che descrivono con voluttà o con
ostentata indignazione morale queste tragedie umane e le
rimettono così sul mercato. Qui tocchiamo con mano
alcuni tratti profondamente inumani della nostra società,
che stigmatizza poi in maniera sorprendente solo le
vittime della seduzione e non i seduttori. Si metta
questo comportamento a confronto con le parole di Gesù:
Guai al mondo per gli scandali!... Guai alluomo per
colpa del quale avviene lo scandalo... Chi scandalizza
anche uno solo di questi piccoli che credono in me,
sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una
macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del
mare (Mt 18,7.6).
La nostra società si concepisce sempre più come una
pura società del bisogno, come una rete di bisogni e
della loro soddisfazione. Dove però la vita è comandata
sempre più da questa struttura del bisogno, lì diventa
sempre più angusta e piccina. Lì cè bisogno
dellazione correttiva della fede, perché nella
fede si esprime una nostalgia che supera tutti i nostri
bisogni.
Queste idee vanno tradotte nella moneta spicciola del
comportamento quotidiano. Già i bambini devono imparare
che non tutti i loro desideri possono venir soddisfatti.
Bisogna insegnar loro a rinunciare a qualcosa, altrimenti
si educano individui smaniosi di soddisfare, seduta
stante, tutti i loro capricci, e questo atteggiamento
distrugge a lungo andare la loro vita e quella altrui.
Viceversa, se il bambino è educato a condividere le
proprie cose con gli altri, anche più tardi sopporterà
più facilmente le frustrazioni della vita.
Il miglior rimedio contro linvidia e le altre
pulsioni disordinate è ancora e sempre la generosità.
Nelleducazione alla generosità non bisogna però
esagerare. Non è bene educare i bambini solo a dare;
bisogna anche avviarli a saper disporre dei loro beni nel
proprio interesse.
Ma limportanza del decimo comandamento è ancora
una volta più profonda. Esso si riallaccia in modo
particolare al primo. Il desiderio di possedere può
infatti diventare così violento da trasformarsi in idolo,
da occupare il primo posto nel cuore e da contendere tale
posizione a Dio. Ma allora si verifica quello che abbiamo
constatato allinizio: i surrogati di Dio rendono
schiavi, precipitano luomo nelleterna gara
fatta di desiderio e di soddisfacimento del desiderio. La
libertà e la vita esistono in ultima analisi solo presso
Dio, che è più grande di tutto quello che possiamo
raggiungere sulla via dellavere.
Gli ultimi comandamenti in fondo ci dicono quindi che non
dobbiamo lasciarci avvincere in maniera assoluta da
alcuna realtà mondana. Dio solo può avanzare pretese
assolute.
Vivere insieme nella libertà di Dio: ecco il programma
che ci propongono i comandamenti.
Preghiamo con il Sal 119: Aprimi gli occhi perché io
veda le meraviglie della tua legge (V. 18). Corro per la
via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio
cuore (V. 32). Mia eredità per sempre sono i tuoi
insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore (V. 111).
Scaturisca dalle mie labbra la tua lode, poiché mi
insegni i tuoi voleri. La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti (VV.. 171-172).
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