LE OPERE DI
MISERICORDIA CORPORALE
6. Visitare
i carcerati
Quest'opera di misericordia è una delle più
difficili da praticare, giacché il carcere non
è un ambiente aperto e accessibile a chiunque.
Le leggi e i regolamenti consentono visite
esclusivamente a persone autorizzate e a
volontari preparati. L'opera di misericordia è
comprensibile e attuale se si considera il
problema del carcere nel suo insieme e nei
riflessi che produce.
Anzitutto il carcerato è un uomo che soffre,
perché privato della libertà, perché si sente
causa di altre sofferenze, perché si sente
emarginato e condannato ancora prima della
sentenza definitiva. Finché sta in carcere è
sempre possibile tenere con lui un rapporto
epistolare: è una strada per impedire che la
violenza del contesto carcerario lo faccia
disperare.
Forse l'aiuto maggiore può essere offerto al
termine della pena: un aiuto fatto di vicinanza,
di sostegno nel reinserimento lavorativo, nel
recupero di relazioni più o meno compromesse.
Più grave, in alcuni casi, è la situazione
della famiglia. Il coniuge deve portare il peso
della solitudine e dell'umiliazione e spesso deve
affrontare seri problemi finanziari. I bambini,
vittime innocenti, talvolta leggono sul volto del
coetaneo lo scherno e il disprezzo; rischiano di
veder segnata la loro fanciullezza e adolescenza
da un marchio: sono i figli del carcerato. La
pietà cristiana può fare molto: educare la
comunità ad evitare assurde condanne e a porsi,
invece, in atteggiamento di accoglienza e di
solidarietà.
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