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Le
Lettere di SantAntonio Abate:
I tre modi con cui gli uomini si
incamminano sulla strada della
conversione fino a ottenere la grazia e
la vocazione di figli di Dio |
Ottava lettera (A
Teodoro)
Antonio saluta nel Signore il diletto
figlio Teodoro!
Sapevo che Dio non avrebbe fatto
alcuna cosa se non per rivelare ai profeti suoi
servi la sua salvifica dottrina. Credevo perciò
di non doverti manifestare quanto il Signore da
tempo mi aveva rivelato. Ma, dopo che ho visto i
tuoi confratelli che erano con Teofilo e con
Copre, ho ritenuto di comunicarti la rivelazione:
molti di coloro che adorano il Cristo secondo
verità peccano anche dopo essere stati
battezzati, e questo accade un po da per
tutto. Ma se implorano la misericordia divina e
con animo contrito si pentono, il Signore
cancella tutti i loro peccati. Nel giorno in cui
questa mia lettera ti sarà consegnata, leggila
dunque ai tuoi confratelli perché essi ne
possano trarre giovamento. Salutali da parte mia,
così come i miei salutano te. Ti auguro ogni
bene nel Signore.
Breve profilo
biografico di S. Antonio abate
Sant' Antonio abate, detto anche
sant'Antonio il Grande, sant'Antonio del Deserto,
sant'Antonio l'Anacoreta (Qumans, 251 circa
deserto della Tebaide, 17 gennaio 357), fu
un eremita egiziano, considerato il fondatore del
monachesimo cristiano e il primo degli abati.
A lui si deve la costituzione in forma permanente
di famiglie di monaci che sotto la guida di un
padre spirituale, abbà, si consacrarono al
servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata
dal suo discepolo Atanasio di Alessandria. È
ricordato nel Calendario dei santi della Chiesa
cattolica e da quello luterano il 17 gennaio, ma
la Chiesa copta lo festeggia il 31 gennaio che
corrisponde, nel loro calendario, al 22 del mese
di Tobi.
La vita di Antonio abate è nota soprattutto
attraverso la Vita Antonii pubblicata
nel 357, opera agiografica attribuita ad Atanasio,
vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu
da lui coadiuvato nella lotta contro l'Arianesimo.
L'opera, tradotta in varie lingue, divenne
popolare tanto in Oriente che in Occidente e
diede un contributo importante all'affermazione
degli ideali della vita monastica. Grande rilievo
assume, nella Vita Antonii la descrizione della
lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio.
Un significativo riferimento alla vita di Antonio
si trova nella Vita Sanctii Pauli primi
eremitae scritta da Sofronio Eusebio
Girolamo verso il 375. Vi si narra l'incontro,
nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più
anziano Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti
tra i due santi (con l'episodio del corvo che
porta loro un pane affinché si sfamino, sino
alla sepoltura dl vecchissimo Paolo ad opera di
Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti
medievali della vita dei santi, in primo luogo
nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Qumans)
intorno al 251, figlio di agiati agricoltori
cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni,
con un patrimonio da amministrare e una sorella
minore cui badare, sentì ben presto di dover
seguire l'esortazione evangelica "Se vuoi
essere perfetto, va, vendi quello che
possiedi e dallo ai poveri" (Mt 19,21).
Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la
sorella ad una comunità femminile, seguì la
vita solitaria che già altri anacoreti facevano
nei deserti attorno alla sua città, vivendo in
preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un
eremita come lui riempiva la giornata dividendo
il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda.
Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci
si doveva dedicare a un'attività concreta. Così
ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove
i frutti del suo lavoro gli servivamo per
procurarsi il cibo e per fare carità. In questi
primi anni fu molto tormentato da tentazioni
fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità
di questa vita solitaria. Consultando altri
eremiti venne esortato a perseverare. Lo
consigliarono di staccarsi ancora più
radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un
rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella
rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo
luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal
demonio; senza sensi venne raccolto da persone
che si recavano alla tomba per portagli del cibo
e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove
si rimise.
In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso
sul monte Pispir dove esisteva una fortezza
romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era
il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni,
nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato
due volte allanno. In questo luogo egli
proseguì la sua ricerca di totale purificazione,
pur essendo aspramente tormentato, secondo la
leggenda, dal demonio.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a
lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono
Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si
dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo
tradizione, "guarigioni" e "liberazioni
dal demonio".
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due
comunità, una a oriente e l'altra a occidente
del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano
in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di
un eremita più anziano e con Antonio come guida
spirituale.
Antonio contribuì all'espansione dell'anacoretismo
in contrapposizione al cenobitismo.
Anche Ilarione visitò nel 307 Antonio, per avere
consigli su come fondare una comunità monastica
a Gaza, in Palestina, dove venne costruito il
primo monastero della cristianità.
Nel 311, durante la persecuzione dell'Imperatore
Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per
sostenere e confortare i cristiani perseguitati.
Non fu oggetto di persecuzioni personali. In
quella occasione il suo amico Atanasio scrisse
una lettera all'imperatore Costantino I per
intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace,
pur restando sempre in contatto con Atanasio e
sostenendolo nella lotta contro l'Arianesimo,
visse i suoi ultimi anni nel deserto della
Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo
orto per il proprio sostentamento, morì,
ultracentenario, il 17 gennaio 357. Venne sepolto
dai suoi discepoli in un luogo segreto.
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